La normativa riguardante gli impianti di produzione di energia è vasta e spesso intricata. Si parte con una serie di decreti legislativi e ministeriali ed una regolamentazione europea dedicata. I parametri di controllo variano a seconda dell’origine della biomassa introdotta nell’impianto e con essi varia la normativa di riferimento. Analizziamone più dettagliatamente i contenuti.
Il D.Lgs 29 dicembre 2003 n.387 stabilisce quali possono essere le fonti di produzione di energia e le divide in fonti rinnovabili non fossili e definisce le biomasse come la sezione biodegradabile dei residui di agricoltura, allevamento e rifiuti solidi urbani ed industriali. Definisce gli impianti che possono essere alimentati da biomassa (e vi include ovviamente gli impianti a biogas domestico) e quindi fonte rinnovabile programmabile, separandoli da quelli a fonte rinnovabile non programmabile.
Il D.Lgs 3 aprile 2006 n.152 afferma semplicemente che l’impianto alimentato a biomassa viene definito in base all’origine della biomassa introdotta e afferisce all’ambito legislativo di riferimento. Esclude inoltre, una parte dei rifiuti che pur essendo eleggibili per la produzione di biomassa, non possono essere utilizzati. Sancisce la soglia entro la quale gli impianti a biomassa possono essere considerati totalmente non inquinanti (3 MW) ed afferma che gli impianti possono essere installati nei contesti rurali. Aggiunte e correzioni a questo decreto legislativo sono contenute nel D.Lgs del 16 aprile 2008.
Il D.M del 7 aprile 2006 si parla del digestato e delle fasi finali della produzione di metano biologico, come si può utilizzare il digestato come fertilizzante secondo la normativa P.U.A (Piano di utilizzazione agronomica) europea.
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La normativa europea
Anche l’Europa ha introdotto regole e parametri di riferimento per governare la produzione di energia da biomassa, normative che sono state recepite nella legislazione dei diversi Paesi europei.
Regolamento CE n. 1774/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 3/10/2002, in cui si stabiliscono le norme sanitarie relative ai prodotti derivati di origine animale non destinati al consumo umano.
Regolamento CE n. 208/2006 della commissione del 7/2/2006 che modifica gli allegati VI e VIII del regolamento CE n. 1774/2002 del Parlamento europeo e del Consiglio che tratta delle norme di trasformazione della biomassa relative agli impianti di produzione di biogas domestico e di compostaggio e i requisiti che possono essere applicati allo stallatico (e al digestato).
Arriva il nuovo decreto legge
Anno nuovo, vita nuova. L’ AIEL, Associazione Italiana Energie Agroforestali, ha ultimamente pubblicato, in maniera sintetica, i principali contenuti del nuovo decreto legge riguardante le energie rinnovabili che interessano soprattutto il settore delle biomasse.
Le nuove norme
I punti essenziali dell’emendamento, che riguarda gli impianti e le biomasse, sono i seguenti:
- a) gli impianti con potenza che arriva fino a 100 kilowatt ed alimentati a biomasse fino a 200 kilowatt non sono obbligati alla registrazione e di conseguenza diretta possono accedere alla tariffa incentivante.
- b) sono stati editti i contingenti annui di potenza entro i quali è consentito l’accesso agli incentivi e sono: 170 megawatt per il 2013, 160 megawatt per glia anni 2014 e 2015.
- c) le principali caratteristiche che gli impianti devono avere per entrare nella graduatoria di accesso agli incentivi sono: l’appartenenza ad aziende agricole, l’alimentazione attraverso biomasse, la produzione di energie con matrici costituite da sottoprodotti e la potenza dell’impianto che non deve essere superiore ai 600 kilowatt.
- d) definizione di 4 differenti tipi di matrici d’alimentazione degli impianti per biomasse e sono: i prodotti e i sottoprodotti di natura biologica, i rifiuti biodegradabili e i rifiuti non provenienti dalla raccolta differenziata.
- e) aggiunta di alcuni bonus che fanno riferimento alla cogenerazione ad alto rendimento, al recupero dell’azoto, alla riduzione gas serra ed alle emissioni in atmosfera.
- f) le nuove tabelle incentivi premiano maggiormente sia gli impianti di potenza inferiore sia quelli alimentati a biomasse.
- g) nuove tariffe e tabelle costi applicate solo agli impianti in esercizio dal 1° gennaio 2013.
Un decreto a favore delle energie alternative
Questa infarinatura generale sul nuovo decreto inerente alla produzione delle energie rinnovabili, tra cui il metano biologico, mostra come lo Stato sia favorevole allo sviluppo di questa nuova energia che porta migliorie sia dal punto di vista ambientale che economico.
I Finanziamenti pubblici
La produzione di energie rinnovabili è possibile in modi diversi e attraverso determinati meccanismi e materiali atti alla creazioni di energia di questo tipo. È inoltre possibile ottenere delle agevolazioni fiscali con la produzione e con l’utilizzo di energie rinnovabili; sono infatti presenti, ad esempio, anche dei finanziamenti.
Si può produrre dunque energia non inquinante, nel pieno rispetto dell’ambiente e di noi stessi, attraverso le centrali fotovoltaiche, sfruttando il calore solare e termino oppure creando una miscela all’interno di specifici impianti.
Le Regioni che consentono i finanziamenti
Ci sono alcune regioni italiane, definite ad elevata densità zootecnica ovvero con la presenza di quantità ingenti di attività legate all’allevamento, che offrono finanziamenti a fondo perduto sull’installazione di impianti.
I Finanziamenti consentono dunque agli allevatori di avere agevolazioni sui kwh e dei rimborsi spese per la costruzione dell’impianto stesso. Le regole che permettono di ottenere i finanziamenti metano biologico prevedono che almeno il 50% degli scarti animali deve essere utilizzato per la realizzazione di biogas domestico.
Riguardo ai materiali di natura vegetale la percentuale è del 30%, mentre il mais è utilizzabile solo al 20%. Le percentuali sono calcolate in base al peso della miscela che verrà ricavata. La distanza che intercorre dal luogo di reperimento delle materie prime agricole e l’impianto dovrà invece non essere superiore ai 70 chilometri.
Come richiedere i finanziamenti per il Biogas domestico
É necessario comunque fornire dati esaustivi e corretti e specificare il giusto quantitativo di azoto che verrà utilizzato per la produzione di biogas domestico. È inoltre indispensabile sapere che la costruzione di un impianto costa circa un milione di euro a MW, ma il capitale investito è recuperabile intorno ai tre o quattro anni soprattutto grazie ai finanziamenti metano biologico che vengono elargiti per quindici anni.
Sicuramente si possono inoltre riscontrare problemi rispetto ad altri tipi di impianti come la reperibilità del prodotto che potrebbe rivelarsi limitato e sicuramente non gratuito come invece può essere l’energia ricavata dal sole.
Ultimo problema potrebbe verificarsi sul versante impianti, perché le parti meccaniche degli stessi potrebbero usurarsi col tempo. Sono quindi necessari diverse opere di manutenzione periodica effettuate da personale specializzato che potrebbero aumentare i costi di produzione e conservazione dell’impianto stesso.
Come avviene la produzione di Biogas domestico
Il rispetto della natura è fondamentale non solo per l’ambiente circostante, ma anche e soprattutto per la nostra salute. È possibile contribuire alla creazione di un aria più sana attraverso forme di energia rinnovabile o attraverso la semplice raccolta differenziata.
Esistono poi dei gas che nascono naturalmente e si possono produrre con facilità. Gli impianti per la produzione, per ottenere i finanziamenti, devono essere costituiti da enormi contenitori che al loro interno possono raccogliere grosse quantità di materiale organico (scarti animali e vegetali, escrementi, rifiuti alimentari ecc.) dai 2500 ai 5000 metri cubi.
Prima di essere introdotti nel serbatoio, questo materiale organico viene sottoposto a un processo di macinazione. I contenitori vengono poi riscaldati fino al raggiungimento della temperatura desiderata consentendo al metano ecologico di salire in superficie ed essere prelevato. Gli scarti del processo di produzione possono essere adoperati come fertilizzanti.
Nel caso di impianti per la produzione con materiale organico vegetale da costruire sul proprio terreno agricolo esistono poi delle regole da rispettare. Il terreno da adibire ad impianto di produzione di metano biologico deve infatti essere di almeno tre ettari don una distanza di due chilometri dall’impianto di produzione del gas e quello di energia alternativa. Il terreno deve inoltre essere di proprietà al 51% anche al fine di ottenere incentivi dallo Stato e finanziamenti dedicati.
Come ottenere gli incentivi
Negli ultimi anni anche in Italia si stanno avendo dei netti aumenti sulla produzione di energia rinnovabile; questo anche grazie ai numerosi incentivi che lo Stato italiano offre a chi decide di installare un impianto fotovoltaico oppure a metano biologico.
Gli incentivi vengono visti di buon occhio soprattutto dalle imprese agricole che vedono nella produzione di tale fonte di energia anche una nuova forma di diversificazione del reddito e un modo per ottenere possibilità di guadagno e di risparmio a lungo termine.
La normativa
Un passo avanti in direzione degli incentivi è avvenuto attraverso il “Testo unico ambientale” (decreto legislativo numero 152 del 2006) e successivamente attraverso il decreto legislativo numero 4 del 2008.
Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale numero 176 del 31 luglio 2009, Supplemento ordinario numero 136 della Legge del 23 luglio 2009 numero 99 sono state inoltre attuate ulteriori modifiche sul sistema relativo agli incentivi biogas domestico. Proprio attraverso tali modifiche la tariffa onnicomprensiva è divenuta di 0,30 euro/Kw su impianti di potenza minore a 1 MW.
Una variazione è stata posta anche sui certificati verdi e sul coefficiente normativo relativo agli stessi che è divenuto pari a 1,8. E’ inoltre prevista la possibilità di cumulare i certificati verdi e la tariffa onnicomprensiva con altri finanziamenti regionali, nazionali e territoriali non superando però il 40 % dei costi utili a costruire l’impianto.
Ammontare delle tariffe omnicomprensive
I gas di discarica e quelli che derivano dalla combustione biologica o da processi depurativi prevedono una tariffa onnicomprensiva pari a 0,18 euro/KWh. Il coefficiente moltiplicativo per i rifiuti biodegradabili è invece passato da 1,1 a 1,3.
Al fine di ottenere gli incentivi a livello regionale è infine necessario sapere che almeno il 50% degli rifiuti animali generati dovrà riversarsi nella produzione di metano biologico stesso, mentre per i materiali organici di natura vegetale la percentuale è del 30%.
Tipologie di impianti ed incentivi
Gli impianti si dividono in due grandi tipologie, ognuna delle quali ha a sua volta dei sottoinsiemi. Esistono gli impianti a biogas domestico agricoli e quelli industriali, la cui differenza risiede nella tipologia di scarti utilizzata. Gli impianti possono essere classificati anche secondo la potenza in grandi impianti e piccoli impianti.
Di solito, per garantire la redditività di un impianto rispetto ad un impianto di combustione classico (a biomassa solida), esso deve avere una potenza di almeno 500 KW. Ma anche i piccoli impianti possono essere utili, soprattutto a quelle aziende già produttrici di prodotti agricoli ad esempio, o agli allevamenti, poiché essi producendo energia a costo zero per l’azienda, risolve il problema dei residui della lavorazione e aggiunge un reddito all’attività già esistente.
Inoltre fino al 31 dicembre 2012 gli impianti a metano biologico godranno degli incentivi statali, siano essi piccoli impianti fino a 1MW o grandi impianti. Per i piccoli impianti è prevista la tariffa onnicomprensiva e cioè sia un incentivo per lo start-up dell’impianto, sia un compenso per la produzione ed immissione dell’energia nella rete nazionale. In termini monetari gli incentivi sono di 0,28euro/KWh per gli impianti che utilizzano scarti forestali, agricoli o da allevamenti e di 0,18 euro/KWh per quelli che utilizzano scarti provenienti dai processi di depurazione (quindi anche dalle discariche). I grandi impianti cadono sotto il regime dei Certificati Verdi e in generale qualsiasi incentivo è valido per 15 anni.
I vantaggi degli impianti di questo tipo
Oltre al vantaggio di avere un introito in più da un’attività già esistente, sono diversi i vantaggi di un impianto a biogas domestico, tra cui la soluzione allo smaltimento dei rifiuti siano essi di natura urbana o di natura industriale.
Strettamente collegato a questo, la soluzione del problema legato alla pianificazione di siti di stoccaggio e smaltimento dei rifiuti che è stata e continua ad essere molto attuale, soprattutto nelle zone dell’entroterra campano. Inoltre anche la vendita o l’utilizzo in un meccanismo di sfruttamento totale delle risorse, del cosiddetto digestato come fertilizzante significa una spesa in meno per l’azienda agricola ed eventualmente una fonte in più di guadagno sia in termini monetari che di salute. Vogliamo comparare i prodotti agricoli fertilizzati con concimi chimici e quelli fertilizzati con concimi naturali? Da queste buone pratiche ne guadagneremmo tutti.
Centrali: come nasce un’energia rinnovabile!
Quello che comunemente chiamiamo metano biologico è una miscela di gas che creata attraverso la fermentazione di sostanze organiche senza l’apporto della semplice “aria” che normalmente respiriamo. Il biogas domestico si compone per il 50-70% da metano e per il restante 30-50% da anidride carbonica. Inoltre nel metano biologico sono contenuti diversi altri gas in concentrazioni minimali.
Proprio per la sua speciale composizione è considerato una fonte di energia rinnovabile tra le più usate per la produzione di energia elettrica e calorica.
L’obiettivo europeo
L’Unione Europea ha ufficialmente individuato nel biogas domestico una delle possibili fonti energetiche rinnovabili non fossili, insieme alle forse più note energia eolica, solare, geotermica, ecc. che sono effettivamente in grado di garantire non solo autonomia energetica, ma anche una progressiva riduzione dell’attuale stato di inquinamento atmosferico. Il Parlamento Europeo pose per l’U.E. come obiettivo da attuarsi entro il 2010 che le centrali produttrici di energia rinnovabile coprissero il 15% dell’energia utilizzata. In realtà tali centrali rappresentano, ad oggi, meno del 6% del totale e hanno un tasso di crescita considerevolmente basso.
Il processo di lavorazione
Il processo anaerobico si attua all’interno dei digestori delle centrali produttrici, che sono costruiti in cemento armato e ininterrottamente riscaldati a 40 °C per un periodo pari almeno a 60 giorni. Il preparato di base organica viene quindi “pompato” all’interno del digestore, costringendo quella stessa quantità di “pre-biogas” a travasarsi nella cisterna successiva.
Questo preparato, che per comodità chiameremo “biomassa” passa, terminata la digestione, all’interno di una cisterna di stoccaggio per finire poi all’impianto di separazione, producendo una sorta di humus. L’acqua separata dagli elementi originari viene separata e poi mandata nella rete di scarico o, più spesso, utilizzata a fini irrigui. E questo è, in sintesi, il grosso del lavoro delle centrali produttrici di metano biologico.
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